Maggiore resistenza alle gelate
Nelle aree ortofrutticole Italiane, il rischio di gelate primaverili tardive è un evento abbastanza frequente. Il fenomeno si verifica oramai in ogni zona e altitudine della penisola.
La gelata risulta una delle principali problematiche da affrontare perché può determinare la perdita, parziale o totale della produzione. Tra i fattori che rendono una gelata più o meno grave, bisogna tener conto della situazione pedoclimatica del terreno, ossia le condizioni fisiche e chimiche dello stesso. La temperatura, l’umidità, la composizione, la struttura, la tessitura, la lavorazione effettuata al terreno o l’inerbimento sono tutte variabili che vanno a incidere sul fenomeno delle gelate. Da tenere in considerazione altresì la durata della stessa, ad esempio una gelata che dura dalle prime ore dal tramonto può essere più dannosa di una gelata più intensa della durata di un paio d’ore prima del sorgere del sole.
Il periodo di maggior pericolo si verifica in concomitanza delle fasi fenologiche più sensibili, dall’ingrossamento gemme, alla fioritura, fino all’allegagione.
Negli ultimi anni, l’andamento climatico più mite tra fine inverno e inizio primavera ha determinato l’anticipo della ripresa vegetativa. Di conseguenza le piante sono risultate esposte per un periodo più lungo alle gelate.
Qualora gli abbassamenti termici raggiungano temperature di -3°C, -4°C, -5°C, -6°C sulle colture ortofrutticole, le gelate vanno a coinvolgere anche il vaso che alimenta la gemma a fiore. Proprio alla base tra la zona non lignificata e quella lignificata dello xilema. La linfa che si raccoglie alla base della a fiore congela e successivamente si crea una necrosi con formazione di sughero, che non lascia passare linfa sufficiente per l’accrescimento dei frutti. Questo spiega le abbondanti cascole di frutti del diametro di 2-3 cm e oltre, il cui ovario o zona seminale risulta sano. Le gelate primaverili creano danni economici che si protraggono anche nelle annate successive. Poiché, occorre considerare che le successive gemme a fiore si formano a valle della necrosi, che può essere considerata una ostruzione vasale. Pertanto il danno da gelo rappresenta una problema anche per l’anno successivo. Sia in termini di elevata cascola che di scarsa pezzatura dei frutti sui rami con vasi danneggiati dal gelo dell’annata precedente.
Se inoltre in azienda è presente Pseudomonas Siringae il danno si accentua, essendo un batterio criofilo, cioè si sviluppa meglio a basse temperature.
Un altro fattore importante è la velocità di disgelo, più questo sarà rapido e brusco più il danno sarà consistente; una pianta ombreggiata nelle prime ore della giornata subirà meno danni di una esposta al sole sin dall’alba. Fattore determinante è la cultivar che subisce la gelata, la resistenza al freddo varia di molto a seconda della varietà. Infine il fattore decisivo è lo stato in cui si trova la pianta al sopraggiungere dell’abbassamento termico.
Per cercare di limitare il più possibile i danni causati dalle gelate primaverili tardive si possono mettere in pratica diverse tecniche agronomiche di diversa tipologia e natura.
La conoscenza di tali fenomeni, i prodotti della nostra azienda e l’esperienza maturata sul campo vi potrà consigliare al meglio su come comportarvi in campagna.